| Il c.t. ospite di Domenica In" Nessun rapporto complicato" Il c.t. della Nazionale respinge le polemiche e spiega la sua ricetta vincente: "Non ho rapporti complicati con qualche giocatore. I tormentoni? Giusto che la gente voglia i propri idoli in Nazionale, ma il campione può esprimersi solo se mette le sue qualità a disposizione dei compagni. Gli obiettivi si raggiungono costuendo la squadra"
ROMA, 3 gennaio 2010 - "Non c'è nessun rapporto complicato. Io non ho rapporti complicati con nessun giocatore". Sono le parole di Marcello Lippi, c.t. della Nazionale, ospite di Domenica In, che spiega anche la sua ricetta vincente: "Il grande campione deve rendersi conto che può esprimersi solo se mette le sue qualità a disposizione dei suoi compagni. Può mettere in mostra le sue qualità solo all'interno di una squadra", dice Lippi.
obiettivo di squadra — "I tormentoni Cassano e Balotelli? Magari fossero solo questi due, sarebbe una favola". Già, perché poi ci sono quelli "che riguardano Nesta, Totti, Del Piero, ma è giusto così, è giusto che la gente sponsorizzi il proprio idolo, poi ci sono io che voglio raggiungere i miei obiettivi costruendo la mia squadra". Marcello Lippi i tormentoni li capisce, li accetta, ma va dritto per la sua strada, seguendo le sue idee, le stesse che ormai tre anni e mezzo fa portarono l'Italia sul tetto del mondo. Fra sei mesi sarà ancora Mondiale, gli azzurri si presenteranno da campioni in carica e Lippi cercherà di fare il bis pensando alla squadra e non al singolo giocatore. Nel corso della trasmissione, il c.t. ha parlato poi della sua vita, dell'adolescenza vissuta a Viareggio, del padre, della moglie e del suo rapporto con la sua famiglia, dei suoi inizi da calciatore della Sampdoria per arrivare alla carriera da allenatore di successo.
su totti — L'unica concessione di Lippi sul tema-tormentoni è dedicata a Totti, e al suo infortunio di quattro anni fa: "Mi piacque moltissimo l'atteggiamento di Francesco - ricorda Lippi -. Totti che si fa male all'Olimpico e che rischia il Mondiale è quasi un dramma nazionale, per molti poteva diventare facile condannare il difensore dell'Empoli (Vanigli, ndr), ma lui invitò tutti alla calma, disse che il giocatore non aveva nessuno colpa. Lo andai a trovare il giorno dopo l'infortunio, gli dissi di stare tranquillo e che avrebbe recuperato per il Mondiale. Lo portai in Germania, non era al 100% ma sapevo che godeva della grandissima fiducia dei compagni che apprezzavano la sua presenza anche se non era al top della condizione".
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