Tifoso ucciso, il fratello di Sandri:
«Una giapponese vide poliziotto mirare»«Una guida turistica giapponese è la testimone che ha messo a verbale che l'agente Spaccarotella prima di sparare ha mirato per circa 10 secondi. Lei usciva dall'autogrill e lo ha visto bene». Lo ha detto Cristiano Sandri, fratello di Gabriele il giovane tifoso laziale ucciso da un poliziotto in un'area di sosta dell'A1 vicino a Arezzo, intervenendo stasera ad Anzio alla presentazione del libro di Maurizio Martucci "11 Novembre 2007. L'uccisione di Gabriele Sandri. Una giornata buia per la Repubblica".
«Non è detto che tutti coloro che lavorano nelle forze dell'ordine siano in grado di difendere i cittadini - ha aggiunto il fratello di Sandri -. Chi valuta preparazione e stato psico-attitudinale ad usare un'arma? Non abbiamo mai avuto scuse da chi si è macchiato del delitto di mio fratello. Dopo l'annullamento della prima udienza preliminare abbiamo solo sentito un'intervista telefonica in cui Spaccarotella ci chiedeva scusa, solo con l'evidente intento di accattivarsi l'opinione pubblica».
Cristiano racconta che «invece il capo della polizia Manganelli ha fatto un'assunzione di responsabilità senza se e senza ma. Ora Spaccarotella è stato sospeso dal servizio, ma quello era un atto dovuto dato che è stato rinviato a giudizio per omicidio volontario. Non ci hanno fatto un favore». Presenti molti giovani dell'Associazione Culturale Libertà e Azione, che ha organizzato l'incontro, e tifosi di Lazio, Anziolavinio e Latina. «Voi - ha concluso Cristiano Sandri - dovete essere i guardiani di questa sentenza».
Sospeso l'agente Luigi Spaccarotella Quattordici mesi dopo l'omicidio di Gabriele Sandri, il ministero dell'Interno ha disposto la sospensione di Luigi Spaccarotella, l'agente di polizia rinviato a giudizio per l'omicidio del tifoso laziale ucciso da un colpo di pistola l'11 novembre 2007 all'Autogrill di Badia al Pino. Lo ha reso noto il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano: «Non è stato possibile tecnicamente farlo prima – ha spiegato Mantovano - in quanto, sulla base di una consolidata giurisprudenza del Consiglio di Stato, basta che sia iniziato un procedimento giudiziario perché non sia possibile intervenire con un provvedimento disciplinare. Ora - ha aggiunto - le indagini sono chiuse, è stato disposto il rinvio a giudizio dell'agente per un reato grave e ciò ha permesso al dipartimento di pubblica sicurezza di disporre la sospensione dal servizio dell'agente».
Spaccarotella, che il 16 gennaio scorso è stato rinviato a giudizio dal gup di Arezzo con l'accusa di omicidio volontario, subito dopo l'omicidio di Gabriele Sandri era stato trasferito dalla Stradale alla Polfer di Santa Maria Novella per poi essere destinato all'ufficio interprovinciale tecnico logistico di Poggio Imperiale a Firenze. Ma in questi quattordici la famiglia di Gabbo non aveva mai smesso di chiedere al ministero la sospensione di Spaccarotella. «E' un atto dovuto – spiegava ieri Michele Monaco, uno dei legali della famiglia Sandri - La norma è questa: dopo il rinvio a giudizio non poteva che esserci la sospensione». Un atto che invece il Viminale, fra le polemiche, non aveva ritenuto necessario all'indomani dell'omicidio. «In quei momenti - ha spiegato Monaco - c'era una discrezionalità da parte dei vertici della polizia. Adesso non è più così, la norma è questa».
Eppure la decisione del Dipartimento di Pubblica Sicurezza non è stata affatto gradita dai legali dell'agente trentaduenne. «È molto grave che una notizia di questa importanza venga appresa dall'interessato attraverso i media – hanno commentato Federico Bagattini e Francesco Molino - Se la circostanza corrisponde al vero, senz'altro il provvedimento, che si considera ingiusto, verrà impugnato nelle sedi opportune».
Via al processo per Omicidio Volontario L'agente di polizia Luigi Spaccarotella è stato rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio volontario per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri. Il poliziotto rischia ora fino a 24 anni di carcere. Lo ha deciso il giudice dell'udienza preliminare di Arezzo. La prima udienza del processo ci sarà il 20 marzo.
L'omicidio avvenne l'11 novembre del 2007 nell'area di servizio Badia Al Pino sull'autostrada A/1 ad Arezzo. Sandri venne ucciso da un colpo di pistola sparato dalla carreggiata opposta dall'agente di polizia. L'agente sparò dal lato opposto dell'autostrada, dopo che i tifosi laziali avevano avuto uno scontro con un gruppo di juventini. Per alcuni testimoni, l'agente mirò a braccia tese, impugnando la pistola con due mani; Spaccarotella sostiene che il colpo sia sfuggito, mentre correva.
Il gup di Arezzo aveva in precedenza respinto la richiesta di rito abbreviato formulata dagli avvocati difensori dell'agente. I difensori del poliziotto avevano chiesto al giudice il rito abbreviato condizionato all'audizione di alcuni periti e a un sopralluogo nell'area di servizio Badia Alpino dove avvenne l'omicidio.
L'agente non si è presentato in aula. «Spaccarotella - ha spiegato l'avvocato Federico Bagattini - non è un fantasma ma una persona che sta soffrendo. Sa perfettamente che ha causato la morte di un giovane e questo gli procura un'enorme sofferenza. E poi ci sono anche problemi di carattere familiare. Se non è venuto non è per nascondersi. Al processo verrà». L'avvocato Molino ha poi aggiunto che non è presente anche per evitare l'assalto mediatico.
«Perché ha fatto questo?» Sarà quindi una corte d'assise a giudicare Spaccarotella. E questo è un conforto per Daiela, la madre di Gabriele. Però, dice, «da sola, sul computer, stanotte ho scritto: Perché ha fatto questo? Non lo saprò mai, ma Gabriele non c'è più e Spaccarotella non lo perdono».
Il padre di Gabriele, Giorgio, invece chiede una «pena esemplare» perché «è stato un assassinio in piena regola». E spera che «quanto meno venga preso un provvedimento disciplinare e venga allontanato dalla polizia».
«Non ha il coraggio di guardarci negli occhi», aggiunge il padre di Sandri riferendosi all'assenza dell'agente in aula. «Io è un anno che sono sotto i riflettori e non ho nulla da temere. «La volta precedente - ha aggiunto Giorgio - non si è presentato perché diceva di avere ricevuto minacce da Roma. Oggi perché si sente assalito dai media». E ha aggiunto: «Sa bene che quello che ha fatto lo ha fatto non perché è inciampato. In noi l'emozione è forte e la rabbia ancora di più».
«Voglio vedere il faccia l'assassino di mio figlio - si è sfogato poi Giorgio Sandri -. Spero soltanto che la prossima volta lo vedrò, a meno che non abbia paura degli Ufo». Stessa reazione dal fratello di Gabriele, Cristiano: «Spero che si presenti, per vedere se riesce a sostenere il nostro sguardo, perché per me lui non è venuto per questo», e la speranza è di «vederci in giudizio».
Poi, parlando dell'inchiesta, Giorgio Sandri ha spiegato che «il lavoro fatto dalla procura è quello che rispecchia la realtà dei fatti, al di là della deviazione fantomatica. Sul proiettile non c'è traccia della rete. Spaccarotella ha sparato in direzione della macchina, eventuali deviazioni significherebbero che anzichè prendere Gabriele poteva anche prendere quello che guidava e ammazzarne 5 invece che uno».
Fuori dal tribunale, un gruppo di tifosi laziali e amici dei Sandri ha atteso in maniera composta, stendendo a terra una gigantografia di Gabriele e uno striscione: «Giustizia». Qualche adesivo offensivo verso l'agente è apparso su una transenna. Fra i tifosi, anche qualcuno di quelli che erano in auto con Gabriele.
Prima di arrivare in tribunale, Giorgio, Cristiano e Daniela si sono fermati nell'area di servizio dove venne ucciso Gabriele, per deporre una mazzo di rose. «Abbiamo scoperto - racconta Giorgio - che hanno tolto anche il palo segnaletico sul quale venivano appoggiate le sciarpe e i biglietti in memoria di mio figlio. Sembra che si cerchi di far dimenticare tutto».
Ricostruzione digitale di quel Maledetto 11 Novembre! "Così il poliziotto ha mirato e ucciso Gabbo"
AREZZO - L´omicidio del tifoso della Lazio, Gabriele Sandri, "Gabbo", in un filmato della Procura. In un video, i consulenti dei pm aretini hanno riprodotto al computer quanto accadde l´11 novembre del 2007 nell´area di servizio di Badia del Pino quando l´agente della stradale Luigi Spaccarotella sparò e uccise il giovane. Nella ricostruzione, il poliziotto, tenendo con due mani la pistola d´ordinanza, mira e spara contro l´auto degli ultrà biancocelesti. Il proiettile dopo aver urtato contro una rete metallica colpì, prima, il finestrino anteriore della Scenic e, poi, mortalmente, il ventottenne romano.
La simulazione, elaborata dai professor Domenico Compagnini e Paolo Russo, è alla base dell´imputazione di omicidio volontario contestata dal pm Giuseppe Ledda all´agente che, venerdì, comparirà davanti al gup di Arezzo. Il giudice dovrà decidere se confermare l´accusa nei suoi confronti. Il filmato, della durata di 1 minuto e 37 secondi, è stato realizzato in base alle dichiarazioni di quattro testimoni.
La ricostruzione mostra le varie fasi dell´omicidio: la sirena della pattuglia della stradale viene azionata mentre gli otto tifosi (cinque della Lazio e tre della Juventus) urlano e si azzuffano vicino a un´auto ferma davanti all´autogrill. Poi, scappano. Dalla carreggiata opposta Spaccarotella in divisa, con la pistola in mano, intima: «Fermi. Che fate...», poi spara in aria.
Dopo il colpo, i giovani scappano verso la loro auto, l´agente corre anche lui, li insegue dall´altra parte della carreggiata per quasi un minuto, non può attraversare le quattro corsie dell´autostrada delimitata da una griglia metallica. Poi, il secondo avvertimento: «Fermi... Dove andate...».
Il poliziotto impugnando la calibro 9 corre ancora 30 secondi, intanto i cinque giovani salgono a bordo della Scenic e mettono in moto. L´auto imbocca l´uscita dall´area di servizio, l´agente impugna la pistola, questa volta con due mani, prende la mira e preme il grilletto. Il proiettile oltrepassa la prima rete metallica e le due corsie dell´autostrada poi colpisce la griglia che divide le due carreggiate, il proiettile viene deviato a sinistra e centra il lunotto laterale posteriore della Scenic con a bordo i tifosi. Sandri è seduto al centro, tra i due passeggeri. Il proiettile lo colpisce mortalmente alla base del collo.
Un secondo video della procura è costruito, invece, in base alla versione di Spaccarotella che ha sempre affermato di non aver mirato all´auto dei tifosi ma di aver sparato accidentalmente impugnando la pistola con una sola mano. Una spiegazione alla quale il pm non ha creduto. I legali dell´agente, Francesco Molino e Giampiero Renzo, hanno intenzione di chiedere un nuovo sopralluogo nell´area di servizio e nuove perizie, convinti di poter demolire l´accusa di omicidio volontario: «Spaccarotella ha sparato in aria mentre un gruppo di incappucciati aggrediva uno juventino - hanno ribadito i difensori - poi nella corsa è partito un colpo accidentale, che oltretutto ha subito una deviazione decisiva».
«Quattro testimoni affermano il contrario - incalza l´avvocato della famiglia Sandri, Michele Monaco - La verità è che Spaccarotella mirò e sparò ad altezza d´uomo». Monaco contesta la ricostruzione per cui il colpo sarebbe stato deviato dalla rete, come sostengono i consulenti del pm. «Il proiettile semmai ha deviato per l´impatto con il vetro dell´auto. Se avesse colpito la rete sarebbero state trovate tracce di zinco lasciate dal rivestimento del proiettile. Ma non è avvenuto».
Ricostruzione digitale omicidio Sandri.